La “campagna in città” non è uno scenario consueto, un luogo comune. Siamo abituati a immaginare un confine netto che separa le coltivazioni dalle abitazioni; gli uomini dagli animali. Alla Barona invece la campagna si innesta fra le case, vive in simbiosi con le persone, creando così un inconsueto ambiente rurale, e insieme civile, fatto di coltivi e cascine, stalle e risaie in continuità con un quartiere densamente popolato. Si tratta di un ibrido generato dalla modernità o è un suggerimento razionale per il futuro delle città che vogliono incamminarsi sulla strada della crescita sostenibile? Perché “sostenibilità” significa anche capacità di instaurare un rapporto più umano con gli animali e la natura. Un rapporto più attento alla concretezza della ruralità e meno incline alle chimere della virtualità. Ascoltando gli animali e le loro voci, prestando attenzione al lavoro nei campi possiamo educare noi stessi a un “sentire” più consapevole e più attento al suono della terra. Solo così si può immaginare che le città non diventino sempre e solo foreste di vetro e cemento, ma anche luogo della natura che si fa campo urbano.
La “campagna in città” non è uno scenario consueto, un luogo comune. Siamo abituati a immaginare un confine netto che separa le coltivazioni dalle abitazioni; gli uomini dagli animali. Alla Barona invece la campagna si innesta fra le case, vive in simbiosi con le persone, creando così un inconsueto ambiente rurale, e insieme civile, fatto di coltivi e cascine, stalle e risaie in continuità con un quartiere densamente popolato. Si tratta di un ibrido generato dalla modernità o è un suggerimento razionale per il futuro delle città che vogliono incamminarsi sulla strada della crescita sostenibile? Perché “sostenibilità” significa anche capacità di instaurare un rapporto più umano con gli animali e la natura. Un rapporto più attento alla concretezza della ruralità e meno incline alle chimere della virtualità. Ascoltando gli animali e le loro voci, prestando attenzione al lavoro nei campi possiamo educare noi stessi a un “sentire” più consapevole e più attento al suono della terra. Solo così si può immaginare che le città non diventino sempre e solo foreste di vetro e cemento, ma anche luogo della natura che si fa campo urbano.